Il Pugilato ha origini molto antiche, tracce di figure di uomini che combattono a
mani nude risalgono alla preistoria; ritrovamenti più importanti invece sono
stati fatti nell’antico Egitto, dove era addirittura uno sport praticato. Non a
caso i faraoni avevano delle squadre per la loro protezione composte da persone
che praticavano il pugilato.
Possiamo quindi affermare che la nobile arte sia nata con l’uomo, poiché da sempre si sono
menate le mani per offendere o per difendersi da qualcuno.
Non sappiamo bene quando questo modo di combattere divenne
una disciplina sportiva vera e propria, con tanto di atleti e apparato
organizzativo.
Successivamente i greci considerarono la lotta con i pugni una disciplina
completa ed ideale, con la quale un uomo poteva sviluppare una mente vigile e
reattiva in un corpo sano e robusto. Nel 688 a.c. i greci lo introdussero come
nuova disciplina nella XIII Olimpiade antica, secondo in ordine di tempo alla
lotta libera inserita nelle olimpiadi nel 708 a.c.; la prima medaglia è stata
vinta da Onomasto di Smirne. La popolarità di questo sport aveva ormai
raggiunto un altissimo livello. Gli incontri olimpici del pugilato finiranno in
Grecia solo nel 393 d.c., quando l'imperatore Teodosio I vietò l'organizzazione
di nuove olimpiadi.
Gli atleti greci cominciarono a proteggersi le mani con dei guantini chiamati
himantes, che vedranno una loro evoluzione nel corso degli anni. Inizialmente
erano formati da semplici strisce di cuoio (lunghe all'incirca 4 metri)
arrotolate attorno ai polsi e alle nocche delle dita, per cercare di evitare
danni eccessivi al volto e alle dita dei contendenti. Più avanti le strisce di
cuoio vennero sostituite da vimini con borchie di ferro, oppure da cuoio
trattato apposta per essere tagliente.
La posizione di guardia del pugilato antico era eretta, col busto
esageratamente in avanti ma con la testa all'indietro, il braccio sinistro
avanti in alto a proteggere la testa ed il braccio destro in basso a proteggere
il fegato. I criteri per l'assegnazione di una vittoria erano differenti da
quelli utilizzati oggi, basti solo pensare che non esistevano categorie di
peso, quindi i combattimenti erano riservati a taglie alquanto elevate e
soprattutto i risultati si rivelavano spesso tragici visti i molti casi di
decessi e di lesioni gravi. Gli incontri non avevano un termine, proseguivano
fino a che uno dei due sfidanti non si arrendeva. Molto spesso capitava che un
pugile infierisse senza pietà nei confronti dell'altro nonostante questo fosse
caduto a terra.
I pugili dell'antica Roma avevano le mani protette da guanti pesanti chiamati
caestus. I guantoni diventarono così l'arma offensiva più micidiale. Rinforzati
con inserti di piombo e di chiodi per assicurare al duello un finale rapido,
devastante e sanguinoso. Il pubblico romano non sopportava le lunghe
schermaglie, si spazientiva e si irritava. A nessuno interessavano le finezze
tecniche e il valore della competizione. Tutti attendevano solo il colpo pericoloso,
volevano presto arrivare al brutale annientamento di uno dei combattenti. Con
il passare degli anni vennero fissate delle regole per evitare che i
contendenti si ferissero seriamente o che addirittura riportassero lesioni
mortali. Nel medioevo si assiste ad una fase di declino per questo sport. Solo
in alcune città d'Italia come Lucca, Genova e Venezia venivano organizzati
incontri degni di nota. A Venezia esiste il ponte dei pugni, dove anticamente
fazioni diverse si scontravano. Nel XVIII sec. nel pugilato cominciarono a
svilupparsi le prime tecniche di combattimento che fecero diventare questa
attività sportiva uno sport vero e proprio e non solo un combattimento
cruento.Nei primi anni del '700 il pugile inglese James Figg (1665-1740)
concepì il pugilato come uno sport dove era più importante difendersi che
attaccare. Lo stesso Figg fu il primo a definire il pugilato noble art. La boxe
del XVIII secolo era molto diversa da quella di oggi. Spesso capitava che i
colpi venissero portati a "martello", dall'alto verso il basso, il
perimetro entro il quale combattevano i pugili era delimitato dagli stessi
spettatori dell'incontro oppure si tracciava una semplice riga circolare per
terra. I pugili si battevano senza mai fermarsi; quando uno di questi cadeva
l'avversario lo cominciava a colpire appena si rialzava da terra. Il
combattimento si svolgeva a pugni nudi e si proseguiva ad oltranza senza
riprese. James Figg può essere ricordato come il padre della boxe, che con la
propria opera diffuse le esibizioni di pugilato e la sua iniziativa rese
possibile l'apertura di molti altri anfiteatri in Inghilterra. Il pugilato ebbe
un grande successo sia per il numero di praticanti che per il numero di
sostenitori, tanto che l'Inghilterra fu il primo paese al mondo in cui nacque
la figura del pugile professionista. Raggiungere la vittoria nel titolo di
campione di Inghilterra significava raccogliere un enorme prestigio e vincere
concrete somme di denaro. Il titolo di campione di boxe inglese dal '700 fino
alla prima metà del XIX secolo fece la storia della boxe, e praticamente
equivaleva al titolo di campione del mondo.Un altro grande campione fu Jack
Broughton, rimasto famoso nella storia per aver formulato le prime regole per
la boxe nel libro London Prize Ring Rules pubblicato nel 1743 e per aver
inventato i guantoni da combattimento. Introdusse la tecnica del colpire e
ritirarsi e del fermarsi e bloccare il colpo avversario. Un'altra tappa
importante alla fine del secolo è rappresentata da Benjamin Brain: da questo momento
in avanti i campioni che si faranno strada nel pugilato si affronteranno con
metodi completamente differenti dal passato. Si comincia a parlare di
combattimento secondo schemi e metodi scientifici. Non si pone più affidamento
sulla forza e la violenza dei colpi, ma l'attenzione si focalizza sull'utilizzo
di una strategia per sconfiggere l'avversario. Ecco quindi che fanno la loro
comparsa nuove tecniche di combattimento. Difendersi dai pugni dell'avversario
e attaccare diventano una cosa sola, il pugile si difende coprendosi e
spostandosi con rapidi giochi di gambe, allo stesso tempo però la difesa è il
punto di partenza per un successivo attacco.
La boxe trovò rapida diffusione negli Stati Uniti d'America
a tal punto che nel 7 febbraio 1882 l'americano John Lawrence Sullivan vinse il
campionato del mondo categoria pesi massimi. Con questa vittoria il centro
d'interesse della boxe mondiale si spostò definitivamente dall'Inghilterra
all'America. Sull'onda della forte crescita economica statunitense il pugilato
si diffuse in tutti gli stati dell'Unione, divenne uno dei principali sport
praticati e rappresentava, per le classi più disagiate, un modo per uscire
dalla difficile situazione socio-economica. Nei primi anni del '900 si
fissarono altre categorie di peso e per limitare la durata degli incontri si
stabilì che il numero massimo di riprese doveva essere 15 per gli incontri
validi per titoli europei e mondiali, 12 per titoli nazionali. Limitando la
durata dell'incontro, si imponeva la necessità di individuare criteri per la
vittoria ai punti. Il problema fu risolto con l'istituzione dei giudici di
gara.
Il pugilato diffuso in Italia nei primi anni nel secolo creò la sua federazione
organizzatrice la FPI (Federazione Pugilistica Italiana) nel 1916 a San Remo. I
padri fondatori furono Goldsmith (Presidente) e Lomazzi (vice Presidente). Nel
1920 ci furono i primi campionati italiani. La sede nazionale diventò Milano
per trasferirsi a Roma nel 1929. Nel 1933 comparve alla ribalta mondiale
l'Italiano Primo Carnera che rimase campione del mondo solo per un anno, ma
raccolse la simpatia di molti. Carnera era un pugile imponente con i suo 115 kg
di peso e 2,05 m di altezza, allo stesso tempo velocissimo e con un'ottima
tecnica.
Tra i tanti campioni vale la pena citare Cassius Clay, già vincitore della
medaglia d'oro all'Olimpiade di Roma del 1960, che nel 1964, a ventidue anni,
vinse il titolo mondiale. Va ricordato non solo per le sue versatili doti di
pugile (mai nessun peso massimo era stato così rapido), ma anche per il suo
impegno politico (militante islamico, fu arrestato per aver rifiutato il
servizio militare) e per i modi provocatori con cui si rivolgeva agli
avversari. Con Cassius Clay, che cambiò il suo nome in Muhammad Alì, dopo la
sua conversione alla religione musulmana, la popolarità del pugilato diventa
planetaria.
L'ente organizzatore americano degli incontri di pugilato la WBC (World Boxing
Council) nel 1968 visse una crisi interna dalla quale nacque un'altra
federazione internazionale pugilistica: la WBA (World Boxing Association). Tale
sovrapposizione di competenze creò confusione nel mondo della boxe, perché ogni
associazione organizzava gare per le proprie categorie e di conseguenza
nominava i propri campioni. In seguito la situazione venne ulteriormente
complicata dalla creazione della IBF (International Boxing Federation) nel
1984, e dalla WBO (World Boxing Organization), nel 1988. Nonostante negli anni
passati ciascuna organizzazione adottasse proprie categorie di peso, dal 1987
le categorie professionistiche sono state fissate a 17, dai pesi paglia fino ai
pesi massimi. In Europa l'ente organizzatore (EBU) è unico. In Italia la
federazione che organizza gli incontri e assegna i titoli italiani è ancora la
FPI.