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lunedì 29 aprile 2013

Storia del Pugilato


Il Pugilato ha origini molto antiche,  tracce di figure di uomini che combattono a mani nude risalgono alla preistoria; ritrovamenti più importanti invece sono stati fatti nell’antico Egitto, dove era addirittura uno sport praticato. Non a caso i faraoni avevano delle squadre per la loro protezione composte da persone che praticavano il pugilato.
Possiamo quindi affermare che la nobile arte  sia nata con l’uomo, poiché da sempre si sono menate le mani per offendere o per difendersi da qualcuno.
Non sappiamo bene quando questo modo di combattere divenne una disciplina sportiva vera e propria, con tanto di atleti e apparato organizzativo.
Successivamente i greci considerarono la lotta con i pugni una disciplina completa ed ideale, con la quale un uomo poteva sviluppare una mente vigile e reattiva in un corpo sano e robusto. Nel 688 a.c. i greci lo introdussero come nuova disciplina nella XIII Olimpiade antica, secondo in ordine di tempo alla lotta libera inserita nelle olimpiadi nel 708 a.c.; la prima medaglia è stata vinta da Onomasto di Smirne. La popolarità di questo sport aveva ormai raggiunto un altissimo livello. Gli incontri olimpici del pugilato finiranno in Grecia solo nel 393 d.c., quando l'imperatore Teodosio I vietò l'organizzazione di nuove olimpiadi.
Gli atleti greci cominciarono a proteggersi le mani con dei guantini chiamati himantes, che vedranno una loro evoluzione nel corso degli anni. Inizialmente erano formati da semplici strisce di cuoio (lunghe all'incirca 4 metri) arrotolate attorno ai polsi e alle nocche delle dita, per cercare di evitare danni eccessivi al volto e alle dita dei contendenti. Più avanti le strisce di cuoio vennero sostituite da vimini con borchie di ferro, oppure da cuoio trattato apposta per essere tagliente.
La posizione di guardia del pugilato antico era eretta, col busto esageratamente in avanti ma con la testa all'indietro, il braccio sinistro avanti in alto a proteggere la testa ed il braccio destro in basso a proteggere il fegato. I criteri per l'assegnazione di una vittoria erano differenti da quelli utilizzati oggi, basti solo pensare che non esistevano categorie di peso, quindi i combattimenti erano riservati a taglie alquanto elevate e soprattutto i risultati si rivelavano spesso tragici visti i molti casi di decessi e di lesioni gravi. Gli incontri non avevano un termine, proseguivano fino a che uno dei due sfidanti non si arrendeva. Molto spesso capitava che un pugile infierisse senza pietà nei confronti dell'altro nonostante questo fosse caduto a terra.
I pugili dell'antica Roma avevano le mani protette da guanti pesanti chiamati caestus. I guantoni diventarono così l'arma offensiva più micidiale. Rinforzati con inserti di piombo e di chiodi per assicurare al duello un finale rapido, devastante e sanguinoso. Il pubblico romano non sopportava le lunghe schermaglie, si spazientiva e si irritava. A nessuno interessavano le finezze tecniche e il valore della competizione. Tutti attendevano solo il colpo pericoloso, volevano presto arrivare al brutale annientamento di uno dei combattenti. Con il passare degli anni vennero fissate delle regole per evitare che i contendenti si ferissero seriamente o che addirittura riportassero lesioni mortali. Nel medioevo si assiste ad una fase di declino per questo sport. Solo in alcune città d'Italia come Lucca, Genova e Venezia venivano organizzati incontri degni di nota. A Venezia esiste il ponte dei pugni, dove anticamente fazioni diverse si scontravano. Nel XVIII sec. nel pugilato cominciarono a svilupparsi le prime tecniche di combattimento che fecero diventare questa attività sportiva uno sport vero e proprio e non solo un combattimento cruento.Nei primi anni del '700 il pugile inglese James Figg (1665-1740) concepì il pugilato come uno sport dove era più importante difendersi che attaccare. Lo stesso Figg fu il primo a definire il pugilato noble art. La boxe del XVIII secolo era molto diversa da quella di oggi. Spesso capitava che i colpi venissero portati a "martello", dall'alto verso il basso, il perimetro entro il quale combattevano i pugili era delimitato dagli stessi spettatori dell'incontro oppure si tracciava una semplice riga circolare per terra. I pugili si battevano senza mai fermarsi; quando uno di questi cadeva l'avversario lo cominciava a colpire appena si rialzava da terra. Il combattimento si svolgeva a pugni nudi e si proseguiva ad oltranza senza riprese. James Figg può essere ricordato come il padre della boxe, che con la propria opera diffuse le esibizioni di pugilato e la sua iniziativa rese possibile l'apertura di molti altri anfiteatri in Inghilterra. Il pugilato ebbe un grande successo sia per il numero di praticanti che per il numero di sostenitori, tanto che l'Inghilterra fu il primo paese al mondo in cui nacque la figura del pugile professionista. Raggiungere la vittoria nel titolo di campione di Inghilterra significava raccogliere un enorme prestigio e vincere concrete somme di denaro. Il titolo di campione di boxe inglese dal '700 fino alla prima metà del XIX secolo fece la storia della boxe, e praticamente equivaleva al titolo di campione del mondo.Un altro grande campione fu Jack Broughton, rimasto famoso nella storia per aver formulato le prime regole per la boxe nel libro London Prize Ring Rules pubblicato nel 1743 e per aver inventato i guantoni da combattimento. Introdusse la tecnica del colpire e ritirarsi e del fermarsi e bloccare il colpo avversario. Un'altra tappa importante alla fine del secolo è rappresentata da Benjamin Brain: da questo momento in avanti i campioni che si faranno strada nel pugilato si affronteranno con metodi completamente differenti dal passato. Si comincia a parlare di combattimento secondo schemi e metodi scientifici. Non si pone più affidamento sulla forza e la violenza dei colpi, ma l'attenzione si focalizza sull'utilizzo di una strategia per sconfiggere l'avversario. Ecco quindi che fanno la loro comparsa nuove tecniche di combattimento. Difendersi dai pugni dell'avversario e attaccare diventano una cosa sola, il pugile si difende coprendosi e spostandosi con rapidi giochi di gambe, allo stesso tempo però la difesa è il punto di partenza per un successivo attacco.


La boxe trovò rapida diffusione negli Stati Uniti d'America a tal punto che nel 7 febbraio 1882 l'americano John Lawrence Sullivan vinse il campionato del mondo categoria pesi massimi. Con questa vittoria il centro d'interesse della boxe mondiale si spostò definitivamente dall'Inghilterra all'America. Sull'onda della forte crescita economica statunitense il pugilato si diffuse in tutti gli stati dell'Unione, divenne uno dei principali sport praticati e rappresentava, per le classi più disagiate, un modo per uscire dalla difficile situazione socio-economica. Nei primi anni del '900 si fissarono altre categorie di peso e per limitare la durata degli incontri si stabilì che il numero massimo di riprese doveva essere 15 per gli incontri validi per titoli europei e mondiali, 12 per titoli nazionali. Limitando la durata dell'incontro, si imponeva la necessità di individuare criteri per la vittoria ai punti. Il problema fu risolto con l'istituzione dei giudici di gara.
Il pugilato diffuso in Italia nei primi anni nel secolo creò la sua federazione organizzatrice la FPI (Federazione Pugilistica Italiana) nel 1916 a San Remo. I padri fondatori furono Goldsmith (Presidente) e Lomazzi (vice Presidente). Nel 1920 ci furono i primi campionati italiani. La sede nazionale diventò Milano per trasferirsi a Roma nel 1929. Nel 1933 comparve alla ribalta mondiale l'Italiano Primo Carnera che rimase campione del mondo solo per un anno, ma raccolse la simpatia di molti. Carnera era un pugile imponente con i suo 115 kg di peso e 2,05 m di altezza, allo stesso tempo velocissimo e con un'ottima tecnica.
Tra i tanti campioni vale la pena citare Cassius Clay, già vincitore della medaglia d'oro all'Olimpiade di Roma del 1960, che nel 1964, a ventidue anni, vinse il titolo mondiale. Va ricordato non solo per le sue versatili doti di pugile (mai nessun peso massimo era stato così rapido), ma anche per il suo impegno politico (militante islamico, fu arrestato per aver rifiutato il servizio militare) e per i modi provocatori con cui si rivolgeva agli avversari. Con Cassius Clay, che cambiò il suo nome in Muhammad Alì, dopo la sua conversione alla religione musulmana, la popolarità del pugilato diventa planetaria.
L'ente organizzatore americano degli incontri di pugilato la WBC (World Boxing Council) nel 1968 visse una crisi interna dalla quale nacque un'altra federazione internazionale pugilistica: la WBA (World Boxing Association). Tale sovrapposizione di competenze creò confusione nel mondo della boxe, perché ogni associazione organizzava gare per le proprie categorie e di conseguenza nominava i propri campioni. In seguito la situazione venne ulteriormente complicata dalla creazione della IBF (International Boxing Federation) nel 1984, e dalla WBO (World Boxing Organization), nel 1988. Nonostante negli anni passati ciascuna organizzazione adottasse proprie categorie di peso, dal 1987 le categorie professionistiche sono state fissate a 17, dai pesi paglia fino ai pesi massimi. In Europa l'ente organizzatore (EBU) è unico. In Italia la federazione che organizza gli incontri e assegna i titoli italiani è ancora la FPI.